Editoriale - Gennaio 2019
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Poiché tu sai, Signore, che in un tempo lontano anch’io tenni nel cuore tutto un lago, un gran lago, specchio di Te. Ma tutta l’acqua mi fu bevuta, o Dio, ed ora dentro il cuore
ho una caverna vuota, cieca di Te. Signore, per tutto il pianto, ridammi una stilla di Te, ch’io riviva. (Antonia Pozzi)
Acqua dalle ampie braccia, salutare e rigogliosa, che permette, come dice la poetessa, che nel cuore si formi un grande lago specchio della magnificenza di Dio. Un lago che sa
essere quieto e trasparente nei giorni in cui l’esistenza scorre senza dolore, dove il fondale è visibile e lontano dall’abisso; un lago che diventa tumultuoso e ondeggiante, che procura
nausea e paura nei giorni in cui l’angoscia o la sventura ci colpiscono. C’è molto posto in noi per la mutazione che l’acqua procura. Sulle sponde del Giordano, quel lontano giorno in
cui il Battista sospese nell’aria la sua mano quando i suoi occhi videro il Cristo, l’acqua si rovesciò su sé stessa e si placò, non poteva più comandare il suo corso perché in lei stava
entrando chi comanda su tutto, chi con il semplice gesto dell’immersione dei piedi stabiliva ciò che essa dovesse fare. Si è compiuto il rito della benedizione nella pace più assoluta di
ogni particella, di ogni goccia, senza fermarne lo scorrere. Si è levato il vento, ha scatenato passioni, ha scompigliato la chioma di Giovanni il Battista, “si è aperto il cielo”, si legge in
Luca, ma l’acqua si è lasciata guidare, si è sottoposta al suo Signore, si è fatta preghiera di lavacro, ha incoronato con la leggerezza del suo fluire il capo di quell’uomo figlio di Dio, ha
lenito la sua pelle arsa dal sole, ha rinfrescato i piedi feriti dalla ruvidezza della terra, l’ha avvolto con un mantello fasciante e gli ha dato vigore nella libertà che toglie la schiavitù del
peccato.
Si ritorna con il rito battesimale alla fonte della vita, quella originaria, senza macchia, puliti ed indenni. Si respira la libertà, si avverte il frusciare lento delle ali della colomba che
mandata dal Padre si fa eco di una voce del cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
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